Negli anni 80 l’istituto Mario Negri di Milano si fece promotore di uno studio clinico per vdere quanto tempo dovesse durare la terapia ormonale nelle donne in post-menopausa operate al seno per neoplasia ormono-dipendente. Bisognava stabilire se la cura con il Tamoxifene 20 mg/die dovesse durare 3 o 5 anni.
L’unità di senologia di Tortona aderì a questo studio arruolando 130 donne, ottenendo al termine dello studio un premio per la qualità del lavoro svolto.
Lo studio dimostrò che il periodo ottimale era di 5 anni e da allora questa era la durata della terapia riportata nelle linee-guida ufficiali. Dopo questa positiva esperienza, l’unità di senologia ha sempre cercato di partecipare a studi clinici coordinati da centri di ricerca in cui inserire le pazienti.
Infatti negli anni ha partecipato alla sperimentazione che ha portato al cambiamento della cura ormonale in post-menopausa, con l’arrivo sulla scena terapeutica di una nuova classe di farmaci, i cosiddetti “inibitori dell’aromatasi” che hanno dimostrato una maggiore efficacia nel controllare la ripresa della malattia nei dieci anni successivi alla diagnosi. L’unità di senologia ha partecipato sia alla sperimehtazione della metodica che prevede di dare subito e per 5 anni l’inibitore dell’aromatasi al posto dello storico e glorioso Tamoxifene (approccio up front); sia a quella della metodica che invece propone di alternare il Tamoxifene dopo 2-3 anni con l’inibitore dell’aromatasi per un totale sempre di 5 anni (approccio dello switch). E’ in corso ora il follow-up quasi decennale con i primi incoraggianti risultati sul controllo delle recidive a distanza dalla prima diagnosi.
E’ in corso anche uno studio sulla terapia ormonale sostitutiva (HRT) in menopausa per valutare se l’impiego di 5 mg /die di Tamoxifene per 5 anni è in grado di controbilanciare gli effetti eventualmente rischiosi sulla mammella legati alla prosecuzione della stimolazione ormonale estro-progestinica prodotta della terapia sostitutiva.
L’utilità di questo studio chiamato STUDIO H.O.T. coordinato dall’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, è anche quella di valutare le indicazioni corrette della terapia ormonale in menopausa, così da ottimizzarne i vantaggi tenendo sotto controllo gli svantaggi. Anche qui l’arruolamento è terminato e prosegue il follow-up.
Speriamo do poter aderire ad un nuovo interessante studio clinico di chemio-prevenzione proposto dall’Istituto Galliera di Genova. La CHEMIOPREVENZIONE è un filone di ricerca molto interessante poichè si propone di trovare dei farmaci in grado di p r e v e n i r e il tumore della mamella là dove c’è un rischio concreto genetico, familiare, personale.
Tra i farmaci che hanno questo potenziale c’è il Fenretinide (un derivato della vit.A) cha ha dimostrato di essere molto efficace nelle donne in pre-menopausa; c’è il Tamoxifene a basse dosi (2.5 o 5 mg/die). Proprio quest’ultimo entrerebbe in gioco nello studio proposto dall’Istituto Galliera. Sono in corso i primi contatti per valutare la possibile adesione dell’unità di senologia di Tortona. Negli anni scorsi abbiamo iniziato ad interessarci del problema dell’ereditarietà dei tumori della mammella.
La letteratura dice che il 7-10% dei tumori al seno sono ereditari. Ora, nel nostro territorio, l’incidenza di questo killer è piuttosto elevata (vedi i dati epidemiologici forniti dal servizio di epidemiologia della nostra ASL).
Sarebbe interessante sapere se nella nostra popolazione c’è un assetto genetico particolare che ha a che fare con la mutazione dei geni BrCa1 e 2. Insieme ai patologi, ai genetisti, agli oncologi, agli psicologi,agli epidemiologi, abbiamo strutturato uno studio proprio per cercare di dare una risposta a questa domanda.
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